Nani sulle macerie, 28 maggio 2018
Nani sulle macerie
28 maggio 2018 di Giuliana Nuvoli
Giornate dure, quelle che stiamo vivendo. Dure, intense e necessarie.
Il fenomeno nuovo è il rovesciamento di canoni consolidati nella soluzione di crisi di governo: tempi, procedure, modalità di comunicazione, rapporti istituzionali sono stati messi in discussione e disattesi. La stessa Costituzione (nell’ipercitato articolo 92) è stata tirata per la giacca e interpretata come il Corano: con decine di modalità diverse… e tutte date per sicure.
Quello che sta accadendo è chiaro: Matteo Salvini, col suo 17%, prima prende la leadership del centrodestra, poi inizia un percorso che ha come obiettivo cavalcare il malessere e la protesta antisistema. Bara, mente, imbroglia, usa alleati e avversari a suo piacimento, da animale politico (ahimé) di razza: astuto come una volpe, e rabbioso come un leone. Di volta in volta, quando serve: con buona pace di Machiavelli che riteneva impossibile la coesistenza in un principe di entrambe le nature. Si è “divorato” il povero Di Maio che continua a commettere errori ingenui: in queste ore ha chiesto l’impeachment del Presidente della Repubblica (da ridere!); ha dichiarato che, oltre a quello di Savona, altri nomi di ministri dell’economia erano stati fatti al Colle (subito smentito! se fosse stato vero Giuseppe Conte l’avrebbe dichiarato); si lamenta perché Salvini non lo segue (si è ancora accorto di cosa sta accadendo?)… e altre amenità.
Peccato! Perché i Cinque Stelle avevano dato corpo a una protesta sacrosanta, cui aveva aderito una buona parte dell’elettorato della vecchia sinistra: ma stanno dilapidando in questi giorni l’eccezionale patrimonio di voti conquistati il 4 marzo.
L’ambizione e l’inadeguatezza del loro leader (ma non solo) ha aperto la strada al populismo della destra leghista con la quale loro non possono essere in alcun modo in sintonia. Al di là di dichiarazioni dissennate e palesemente insostenibili, il governo giallo-verde non è venuto al mondo per scelta strategica della Lega, non per ostruzionismi istituzionali. E sarà la Lega a cavalcare il malessere di un Paese che, in particolare negli ultimi trent’anni (salvo esigue e insufficienti eccezioni), ha vissuto in una inaccettabile palude dove corruzione, burocrazia, malaffare, collusione con la malavita, ignoranza e ottundente mediocrità hanno costruito cumuli di macerie. Macerie su cui (prendo in prestito l’immagine da Massimo Cacciari) si sono seduti nani come Di Maio, Renzi, Salvini, ognuno a suo modo e ognuno inadeguato a rispondere ai bisogni del Paese. Nani ovunque, anche in quegli schieramenti che si gloriavano di superiorità intellettuale e inattaccabile integrità.
Un dato positivo io, però, lo percepisco. Gli italiani tornano ad appassionarsi alla politica; c’è solo da augurarsi che non credano di essere al Colosseo: non vi sono nell’arena bestie feroci, né nemici da trucidare. Il rischio che corriamo è quello di ritenere che tutto sia lecito: contraddizione, aggressività, menzogna, violenza. Su questo dovremo essere fermi: non è ancora passato un secolo da quando da un populismo, nel nostro Paese, è nato un regime. Nel tempo era regredito, ma non morto: perché segnali allarmanti di quella storia sembrano riaffiorare proprio adesso. Non resta che vigilare, e utilizzare in modo adeguato e opportuno la parola e tutti gli strumenti che questa democrazia imperfetta mette a disposizione.